"Il richiamo del vecchio non è altro che una spinta verso un nuovo viaggio"
Tuttavia, da quel momento in avanti la scrittura ha cominciato a prendere corpo e la trama è diventata sempre più interessante, con molti spunti di riflessione; come le lettere dall’India, inviate nel corso degli anni dal padre, che apparentemente possono sembrare anacronistiche e completamente dissociate dalla realtà, ma che alla fine comprendi essere il vero spirito del libro.
Mi sono soffermata su ciò che lui puntualizza della contemplazione: “se non ci fermiamo mai, finiamo per non sapere più che cosa stiamo facendo… se dobbiamo programmare ed impiegare in modo utile anche il tempo libero, il tempo libero non è più libero”. Tutto diventa un vortice da cui ci facciamo travolgere, lasciando che la nostra vita inconsciamente passi, togliendoci l’arbitrio.
Come contrappasso, le descrizioni dei paesaggi e dei personaggi del Sud, vogliono riprendere l’idea di quei ritmi lenti, della genuinità gratuita dei sentimenti e dei gesti che contraddistinguono la vita e gli uomini dei piccoli borghi; nonostante, ahimè, anche questo si stia lentamente perdendo!
Ho trovato molto bella l’alternanza di descrizioni del passato con il presente, quasi ad intrecciarsi e dare delle soluzioni, senza essere un ripiego, come apparentemente poteva sembrare in principio.
Alla fine la protagonista si riscatta ed il richiamo del vecchio non è altro che una spinta verso un nuovo viaggio, perché si rende conto che laddove pensava di aver sbagliato, aveva semplicemente vissuto.
Aggiungi commento
Commenti